venerdì 4 dicembre 2015

Trasposizioni


Preparando il workshop sulla danza ed il movimento, organizzato dal Laboratorio di Sperimentazione Fotografica, sto riflettendo su come spiegare dei concetti astratti, quali il cogliere l’anima eterea del movimento e il cercare il Pathos al di là della pura immagine documentaristica della danza, sulla valenza artistica di un’immagine piuttosto che sul suo aspetto di racconto fotografico di un qualcosa.







Cosa distingue un’immagine che ritrae un movimento di danza da una che ne coglie l’eterna essenza e che si trasforma, essa stessa, in arte? O meglio, quando un’immagine, o una serie di immagini, smettono di essere semplicemente delle testimonianze, dei reportage sulla danza, divenendo opere d’arte?
Quando l’occhio meccanico lascia il posto a quello della mente, alla rielaborazione, alla scelta operata della creatività. Non tutte le fotografie che ritraggono ballerini che si muovono su un palco sono opere d’arte, ma lo diventano soltanto quelle che ne riflettono il pathos, che ne catturano l’essenza.
                  
 Tratto dalla recensione alla mia personale “ sulle ali del vento” 2001 a cura di Adelinda Allegretti